Ieri sera a tavola, dinanzi a due fette di polpettone praticamente intatte e in seguito al balletto buffo di noi tre, mamma papà e bimbetta, una mia cara amica della quale tengo molto in considerazione l’opinione, mi ha detto: “Sei troppo accomodante”. Ho sorriso, annuito. È vero, sono accomodante perché risento del fatto che a scuola mangia sempre tutto e vorrei che anche a casa fosse lo stesso, perché mi impegno a cercare sempre di preparare a puntino tutti i piatti che gradisce di più, perché vorrei che mangiasse le famigerate verdure, consumasse la frutta… tutte cose che le mamme in generale gradiscono, insomma.
La linea dura allora! A tavola davanti a un piatto di tagliatelle al pomodoro Elisa pizzica con i rebbi della forchetta bricioline di parmigiano; io la invito più e più volte ad assaggiare le tagliatelle senza successo, intono le tagliatelle di nonna Pina, Massimo incoraggia l’assaggio decantando le lodi della pastasciutta, io sto per prendere la strada del “questo boccone è da parte del tuo amico pipistrello” quando ecco l’epifania: sei troppo accomodante… Le dico allora: “Elisa, io conto fino a cinque, se non avrai per allora nemmeno assaggiato la pasta ti metto nel lettino e non mi importa se mangi o meno”. Lei mi risponde: “No! Non contare! Mangio!” Ma poi mi guarda furbetta e fa per scendere. Allora ci riprovo, senza risultati. Alché mi alzo la prendo in braccio e la porto a letto. Lei piange e invoca Dumbo, la mamma di Dumbo, Junior e diversi altri membri del parterre dei suoi amici più o meno animati. Io a stento resisto dal cedere immediatamente. Finisco il mio piatto di pasta mentre La bimba non cede. E alla fine cedo io, perché sì, sono accomodante.
Ci mettiamo sul lettone e mentre il pupazzo moralizzatore dall’alto del suo cappellino sulle ventitré e forte delle sue dimensioni da personaggino Lego si lancia in dissertazioni sulla necessità e proficuità dell’ubbidire a mamma e papà, una voce dolcissima entra dalla finestra “portace tutte le stelle, più brillarelle che c’hai, e un friccico de luna tutta pe’ noi!”. Una delle finestre del cortile è in festa: “Guarda! È la lupa co’ Romolo e Remo! E quello è il Campidoglio”. C’è un servizio sulla città e nonna e nipotino dell’appartamento di fianco ne sono entusiasti.
Io ascolto, Elisa mi dice: “scusa mamma”. Io penso che la porterò al parco oggi, ma sul tardi. Vorrei riuscire a farle vedere un friccico de luna ora che le giornate s’accorciano.